"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

26 gennaio 2015

In Kurdistan con la Focsiv

By Famiglia Cristiana
Fulvio Scaglione


Le cifre non sono aride quando descrivono un dramma di queste proporzioni: nel solo periodo tra gennaio e novembre 2014, 328.086 famiglie, pari a 1.968.516 persone, in Iraq hanno dovuto abbandonare le proprie case lasciando ogni avere dietro di sé per sfuggire alle violenze generate dall'Isis. Di queste, circa 750 mila persone sono riuscite a trovare riparo nel Kurdistan il cui capoluogo, Erbil, ne ospita quasi 200 mila.

Proprio a Erbil si è insediata dall'agosto scorso la squadra della Focsiv, la  Federazione Organismi Cristiani di Servizio Internazionale Volontario che raggruppa 71 organizzazioni di volontariato di ispirazione cristiana e 30 mila tra aderenti e sostenitori.  

La presenza e l'attività di una Federazione che si ispira a quei valori è importante sempre e ovunque ma, inutile quasi dirlo, assume un carattere particolare se spesa sul fronte di un'emergenza dove l'aspetto umanitario, che riguarda tutti, si mescola a quello politico e religioso: come sappiamo, gli islamisti sunniti dell'Isis hanno messo nel mirino i cristiani e le altre minoranze religiose irachene, con il dichiarato obiettivo di sterminarle o costringerle a lasciare il Paese. 

Così, alle dimensioni oggettivamente enormi della tragedia, si aggiunge una dura complicazione. Lo spirito del lavoro umanitario, ovviamente, non contempla distinzioni di razza né di fede. Al contrario. E infatti anche le Chiese locali sono impegnate in uno slancio solidale verso tutti, tutti figli della stessa emergenza. 

Per tutte queste considerazioni, Famiglia Cristiana ha deciso di seguire lo sforzo dei volontari Focsiv in Kurdistan: per raccontare il dramma dei profughi ma anche per sostenere la speranza di poterli aiutare nel bisogno e accompagnare nel ritorno alla normalità che le attività delle Ong esprimono, su uno dei fronti dove, oggi, i cristiani sono più minacciati e perseguitati.