"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

11 settembre 2012

Padre Albert Hisham, nuovo parroco di una chiesa caldea a Baghdad. Un segno di speranza.

 By Baghdadhope*

Zafaraniya è uno dei distretti di Baghdad nella parte orientale della capitale irachena. Come ogni altra zona della città Zafaraniya è stata investita nel recente passato da diverse ondate di violenza che hanno costretto i suoi abitanti alla fuga. Tra essi molti cristiani. Si dice che le famiglie cristiane che vivevano a Zafaraniya prima del 2003 fossero circa 700 e che adesso non ne siano rimaste più di 200.  
Considerando una media di 5 persone a famiglia (la media usuale in Iraq) e si moltiplica questo numero per 500 il risultato è di circa 2.500 cristiani che hanno abbandonato l’area.
Tra essi molti sono fuggiti nel Kurdistan, la regione autonoma nel nord dell’Iraq, dove, se tutti hanno trovato un luogo più sicuro in cui vivere, molti ancora lottano per sopravvivere a causa della mancanza di lavoro.
Un’altra parte dei cristiani che hanno lasciato Zafaraniya sono andati all’estero. I più fortunati, o coloro che hanno lasciato l’Iraq subito prima o subito dopo la guerra e che avevano parenti all’estero in grado di aiutarli o soldi a sufficienza vivono ora in Europa, America o Australia. Una minoranza, comunque. La maggior parte di loro, invece, vive ancora in Giordania e Siria, i due paesi che per anni hanno aperto i propri confini agli iracheni. 
Cos’è rimasto ai cristiani di Zafaraniya nei passati anni di sofferenza? Una vita fatta di minacce, violenza, rapimenti ed uccisioni. Come hanno potuto sopravvivere all’orrore ed alla paura per il futuro? Chi o cosa li ha aiutati?    
Per molti l’unica risorsa è stata la fede che ha trovato la propria espressione  esteriore  nella chiesa dove la gente poteva riunirsi, sempre che la situazione della sicurezza lo permettesse, e parlare liberamente sognando per un attimo di vivere una vita normale.
Per la comunità cattolica caldea di Zafaraniya la chiesa era ed è quella di Mar Boulus, San Paolo.
La chiesa fu consacrata nel 1994 dall’allora patriarca caldeo, Mar Raphael Bidaweed, il 13 gennaio, il giorno in cui secondo il rito caldeo vengono celebrati i due santi Pietro e Paolo (la chiesa di rito caldeo celebra questi santi anche il 29 giugno secondo il rito latino). Quel giorno fu nominato parroco Padre Francis Cher che ha servito la sua comunità fino al 2007 quando è andato in pensione ed è tornato nel suo villaggio natio, a Shaqlawa, nel nord dell’Iraq.
Dato che nessun sacerdote era stato ufficialmente nominato come nuovo parroco al suo posto lo stesso Padre Cher chiese a Padre Albert Hisham di essere vicino alla sua comunità recandosi ogni sabato a dire la messa a San Paolo così da evitare la chiusura della chiesa.
Per questa ragione Padre Hisham, che allora era vice parroco nella chiesa di San Giuseppe, iniziò a servire la comunità caldea di Zafaraniya, e lo fece fino al 2009 quando fu mandato in Italia per completare i suoi studi teologici. A sostituirlo nella chiesa di San Paolo  fu allora chiamato Padre Louis Shabi che ne divenne il responsabile oltre ad essere parroco della chiesa della Vergine Maria Regina del Rosario nel centro di Baghdad.
In questo modo la chiesa di San Paolo non fu mai chiusa o dimenticata a dispetto del sempre crescente numero di famiglie che abbandonavano l’area ed ora è ad un nuovo punto di svolta.  
Dopo avere completato i suoi studi lo scorso luglio Padre Hisham è tornato a Baghdad e dal 7 settembre scorso è il nuovo parroco della chiesa di Zafaraniya.
La celebrazione della sua nomina è stata officiate da Monsignor Jacques Isaac, vicario patriarcale di Baghdad, rettore del Babel College, l’unica facoltà teologica cristiana in Iraq, e direttore della rivista cristiana Najim al Mashriq (Stella d’Oriente) e di quella culturale Ben Nahrein (Tra i due fiumi), assistito da Padre Louis Shabi e dal parroco della chiesa di San Giuseppe, Padre Saad Sirop.

Padre Albert HIsham è nato a Baghdad il 9 ottobre del 1981. Dopo la scuola secondaria è entrato nel seminario maggiore caldeo ed è stato consacrato sacerdote il 29 giugno del 2006 nella chiesa di San Giuseppe dove ha servito come vice parroco dal 15 luglio di quell’anno al giugno del 2009 quando è partito per l’Italia. A Roma Padre Hisham ha ottenuto la licenza in comunicazione sociale presso la Pontificia Università della Santa Croce discutendo una tesi su come  la stampa araba ed internazionale ha trattato il massacro della chiesa di Nostra Signora della Salvezza (31 ottobre 2010.
Padre Hisham è il primo sacerdote caldeo specializzato in comunicazione sociale  ed è membro del direttivo della rivista patriarcale caldea Najim al Mashriq. 

Forse ci vorrà molto tempo perché Zafaraniya diventi “normale” come era in passato, forse molte famiglie non vi faranno mai più ritorno.
Sicuramente la nomina di un nuovo e giovane parroco che servirà la chiesa a tempo pieno è un segno di speranza e rinascita. Questo è ciò di cui la comunità irachena Cristiana ha bisogno e merita.

Baghdadhope pubblica il testo del discorso pronunciato da Padre Albert Hisham nel giorno della sua nomina a parroco della chiesa caldea di San paolo a Zafaraniya, Baghdad.

Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Jacques Isaac
Fratelli in sacerdozio, Mons. Louis Shabi e padre Saad Sirop
"Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi" (Rom 8/31). Ho scelto queste parole di San Paolo il giorno della mia ordinazione sacerdotale perché mi accompagnassero e mi incoraggiassero nel mio percorso di servizio, e le ripeto oggi perché sento sempre più forte la necessità di trasmetterle a tutti. Oggi, con San Paolo, il patrono di questa parrocchia, inizio una tappa nuova del mio servizio a Cristo attraverso il servizio che renderò a voi, membri di questa comunità. Come San Paolo, che scrive ai Corinzi: "Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesù" (2 Cor 4/5), prego e chiedo le vostre preghiere perché il Signore mi aiuti nell’essere il vostro servitore per Lui e testimone  "dell’impegno nella fede, della operosità nella carità e della costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo" (1 Tessalonicesi 1/3).
Fratelli e sorelle carissimi, in questo giorno in cui ricevo il mio ministero come parroco, ringrazio innanzitutto Dio perché è sempre con noi, mi ha reso degno di servirLo e perché solo dalla Sua grazia prendo la forza per continuare il mio cammino. Ringrazio Sua Eccellenza Mons. Jacques Isaac per la sua presenza oggi, per le parole con le quali mi ha presentato e per la sua disponibilità nel sostenere la nostra parrocchia. Rivolgo un ringraziamento speciale a Mons. Louis Shabi che ha servito questa parrocchia in questi ultimi tre anni con la bontà del suo cuore. Grazie a padre Saad per la sua presenza e preghiera. A nome di tutta la comunità della parrocchia vi ringrazio e chiedo le vostre preghiere perché il Signore si manifesti in noi.
Carissimi, vi incoraggio a continuare a vivere la vostra fede e testimoniarla nella vostra vita. La fede che avete vissuto e vivete nonostante le difficoltà dando segno della speranza dentro di voi e del vostro amore verso Cristo. Vi prometto di lavorare con voi e, facendo del nostro meglio, di realizzare il nostro fine e raggiungere la nostra meta: Cristo. Termino con l'incoraggiamento di San Paolo: "Perciò, investiti di questo ministero per la misericordia che ci è stata usata, non ci perdiamo d'animo" (2 Cor 4/1). Dio vi benedica tutti.


Padre Albert Hisham Zarazeer
Parroco della parrocchia di San Paolo